Quel tre che
meraviglia!
Che precisione simbolica! Quattro punti importanti, equinozi e
solstizi, e tre immagini proiettate durante il percorso, da un punto al successivo.
90 Gradi che
esprimono tre immagini inscrivibili in tre porzioni di 30 gradi. Un dato che ha di
certo colto l’interesse dei primi osservatori - quelli che usavano la
percezione e non gli occhi. Una tale “coincidenza” non può che essere archetipica: vera in quanto vera.
I tre traguardi che dividono ogni impresa sono disegnati nel
cielo perché servono a Dio per creare. È un Archetipo: vero in quanto vero. La Cabala esprime perfettamente tali
simbologie. Ma studiare tutti i testi di Cabala vuol dire vivere tre vite a
leggere libri.
Le analogie con
Giove e le dodici forze si debbono
arricchire
doverosamente col concetto
di tre. Le tre cornici.
Concetto da
associare allo sviluppo e
maturazione di ogni cosa percepibile. Vi ricordo semplicemente tutti i
riferimenti possibili alle Trinità religiose, o ai segni zodiacali - per
restare in tema astrologico: cardinale, fisso, mobile; vibrazione, spazio, progetto.
Ed è la perfezione dell’Archetipo - tassello di Dio - che emana tre simboli enormi (costellazioni) per ognuno dei quattro passi della Terra. Così, come nel cielo del Padre/Giove,
anche qui nella nostra Terra l’energia nasce, diviene e si trasforma. In tre
momenti si dà inizio e compimento al percepibile;
il quarto - il momento della materia
divinizzata - siamo noi.
Ma questo è un altro discorso. Lo approfondiremo quando
parleremo di dualità e di mondo delle
emanazioni, o creazioni o formazioni o materiale o due, tre, sei, dieci...
Vi lascio solo immaginare quel
sei associato all'idea di
dualità
a cosa possa portare…sei…dualità… dodici!
…e noi siamo il settimo asse!
Ma come ho già detto all'inizio del
blog,
allenare la mente alla visualizzazione aiuterà a capire e assimilare i
concetti successivi. Per il momento consiglio di valutare le mie idee e
sperimentarle. Successivamente questi post sembreranno meno ardui e più semplicemente
descrittivi.
Concludo affermando che una mente vecchia ha motivo e ragione di
evitarne la sperimentazione. Solo chi
cerca
dispone della giusta qualità. Chi ha già trovato tutto, per mero calcolo
nozionistico dettato dalle culture arcaiche, è destinato a continuare a vedere
“l’esilio” in dodicesima casa … Esilio: ma in esilio, oggi, ma chi ci va più?
Diteglielo agli A
strologi.
Oggi,
l’esilio, è diventato il
momento in cui ci guardiamo negli occhi. Un momento di svuotamento per
rigenerare il dono ricevuto. Oggi
l’esilio della
dodicesima è il momento
perfetto per tirarsi fuori dal guscio grezzo che ci limita.
Se non assorbiremo le
meccaniche celesti disegnate per noi andremo in “esilio”; perché ci guarderemo
in faccia e ci affronteremo, per andare oltre la staticità che ci illude, per assolvere il compito manifestando il
desiderio originale che ci ha
concepiti.
Nessun re che viene spodestato o usurpato, nessuna prigionia; è
solo
la nostra storia che si manifesta.
E lì, in dodicesima, c’è l’arte di adeguare la nostra personalità al mondo. E
se in sesta casa ci sono le aspirazioni a cui tende il nostro percorso di vita e le
tecniche di
guerra che useremo, in
dodicesima ci sarà la manifestazione del frutto delle nostre aspirazioni
(vita reale) che si
adeguano all'Universo intero,
per grazia di esperienza .